Due ottiche diverse
Legno
La filosofia del WWF ha sempre sostenuto che legname proveniente da foreste ben gestite è una risorsa realmente rinnovabile, quindi si dovranno utilizzare legnami provenienti da foreste certificate.
Il Forest Stewardship council (FSC) è attualmente l’unico sistema di certificazione riconosciuto dal WWF e dalle altre principali organizzazioni ambientali (Greenpeace, Friends of the Earth Woodland trust).
Pvc
L’uso del cloruro di polivinile (Pvc) nella produzione di finestre è stato oggetto di controversie per anni e lo scambio di opinioni sull’impatto ambientale e sulla sua sicurezza, spesso messe in discussione.
Mentre l’industria plastica dichiara che tale materiale è il migliore in assoluto, la posizione assunta da tempo dal WWF e da altre organizzazioni ambientali lo ha definito insostenibile e pericoloso.
Le aziende produttrici di Pvc, hanno promosso, con investimenti di milioni di dollari, campagne pubblicitarie dove hanno largamente sfruttato motivazioni sulla deforestazione e la perdita di biodiversità, creando una negativa immagine nell’utilizzo del legno, come “salva un albero, usa il Pvc” sino agli inizi degli anni 90.
In base alla ricerca che abbiamo fatto, possiamo dire che gli impatti ambientali negativi del Pvc sono:
– un prodotto da fonte non rinnovabile non è sostenibile ed il petrolio rappresenta il 43% delle materie prime per produrre Pvc
– una finestra di Pvc produce circa il 40% di scarto in più rispetto ad una in legno e lo scarto di Pvc è destinato a: l’80% alle discariche, il 15% incenerito, il 5% riciclato.
– l’energia prodotta per fabbricare una finestra in Pvc è 8 volte maggiore a quella necessaria al legno.
– I prodotti chimici aggiunti ed usati per il Pvc sono costituiti da stabilizzatori di calore per ridurre gli effetti degli agenti atmosferici e resistenza alla luce (composti di piombo, bario, zinco, etc.). nocivi per la salute umana.
Dietro le sollecitazioni ambientaliste ed il protocollo di Kyoto, le nazioni stanno promuovendo limitazioni sui prodotti derivati dalla plastica; la Germania per l’edilizia pubblica sta cercando di bandire il Pvc e l’Inghilterra ha stabilito una legge sulla dipendenza dai combustibili fossili come il petrolio.
L’agenzia Inglese Peabody Trust, una delle maggiori associazioni immobiliari di Londra, non prescrive più capitolati con finestre in Pvc per i propri immobili.
LEGNO |
PVC |
E’ pensiero comune che abbisogna di notevole manutenzione e che le qualità di legni ricavati da conifere, siano di scarsa qualità (nodi lenti, resine, etc.). Gli attuali materiali per finestre, perlopiù lamellari, sono trattati contro muffe, tarli, etc. ed anche le vernici, impregnanti e finiture, sono garantite per 10 anni ed anche più. Anche le resistenze agli UV risulta di ampia affidabilità. Le finestre possono essere manutenzionate assicurando ampi periodi di vita ed è motivo di riflessione l’esistenza di finestre installate da oltre 200 anni. Le finestre in legno possono essere prontamente riparate senza l’uso di specifiche competenze o attrezzature da un qualunque artigiano. |
Vantano la reputazione di durare a lungo e di non necessitare di manutenzione. La Federazione Inglese della Plastica sostiene che il Pvc necessita di sola ed occasionale pulizia con semplice lavaggio. Ma non è realistico, in quanto necessitano di pulizia, da farsi ogni 6 e 12 mesi o diminuiscono, sino a perdere, irrecuperabilemente, il loro colore per la sporcizia (opacizzazione superficiale). Il London Borough del Camden Council asserisce che le finestre di Pvc sono estremamente difficili da riparare, sia per il consumo che per il danneggiamento e, dove la riparazione è fattibile, occorre personale qualificato con costi elevati. I materiali diventano fragili ed ingialliscono se esposti al sole e possono svilupparsi fessurazioni. Anche le vernici (pellicolari) hanno problemi tecnici sulla colorazione, spesso influenzata dai danneggiamenti superficiali. I colori scuri schiariscono all’esposizione solare; il pigmento del biossido di titanio, usato per il colore bianco, si conserva, anche se le modifiche al polimero portano all’ingiallimento. La loro vita media è stimata attorno ai 18 – 20 anni. |
Smaltimento rifiuti e riciclaggio
PVC
A giugno 2000 la Commissione Europea ha pubblicato il risultato di uno studio triennale per verificare la valutazione economica dei rifiuti di Pvc e da questa appare che circa l’80% dei rifiuti totali, venga destinato alle discariche e che il 15% è diretto agli inceneritori, mentre il 5% residuo, viene riciclato.
Si giunge quindi alla conclusione che se il Pvc non degrada in discarica ma anzi rilascia ammorbidenti durante la messa in quest’ultima, non esiste un sicuro percorso di smaltimento.
Inoltre per le restrizioni imposte dall’Unione Europea sulle discariche, l’incenerimento dovrebbe incidere per il 45% entro il 2020.
Da considerare che l’industria europea del Pvc (Vinyl 2010 Voluntary Commitment) assunse l’impegno del riciclo meccanico dei materiali per finestre per ottenere il riciclaggio di circa il 50% dei rifiuti entro il 2005.
Le maggiori problematiche ambientali sono :
– la principale fonte di emissione in atmosfera si ha durante la produzione di Pvc vergine, seguita dall’incenerimento.
– la quantità di rilascio inquinanti durante la fase di riciclaggio è trascurabile.
– metalli pesanti come piombo e cadmio, sono stabilizzanti e soggetti a divenire volatili come ceneri
– l’elevata richiesta di reagenti alcalini per l’abbattimento del cloruro d’idrogeno durante la fase d’incenerimento
L’impatto ambientale del legno e del PVC
Pvc
Qualcuno ha l’impressione che il Pvc sia inerte rispetto all’ambiente ed alla salute.
Per avere un’informazione ufficiale suggeriamo la lettura “C2E112 Gazzetta Ufficiale Europea” risoluzione del parlamento europeo del 24 gennaio 2002 riportata nel Libro Verde della Commissione e relativo alle problematiche ambientali.
Anche l’Italia ha più volte tentato di regolamentare l’uso del Pvc; basta leggere il “progetto di legge n. 336” e si può vedere come le preoccupazioni sull’impatto tossicologico ed ambientale del Pvc hanno interessato anche il parlamento Italiano.
Le stesse organizzazioni WWF e Greenpeace hanno analizzato l’impatto tossicologico del Pvc.
Il legno
Sull’impatto ambientale del legno invece non abbiamo avuto problemi.
Tuttavia qualcuno pensa che se si tagliano gli alberi, il pianeta resterà senza “polmone verde” apparendo migliore l’utilizzo di prodotti alternativi, lasciando gli alberi al proprio posto.
Questo sarebbe un grave errore strategico, visto che possiamo pulire l’aria solo abbattendo gli alberi!
Cancro ai polmoni colpa anche del PVC
Uno studio italiano rivela che i lavoratori esposti al Pvc (polimero del cloruro di vinile), uno dei tipi di ‘plastica’ piu’ diffusi, hanno maggiori probabilita’ di sviluppare cancro ai polmoni. In particolare, i dati, pubblicati sulla rivista ‘Occupational and Environmental Medicine’, rivelano che per ogni anno trascorso inalando polveri di PVC, aumenta del 20% il rischio di tumori polmonari.
Giuseppe Mastrangelo, del Dipartimento di medicina ambientale e sanita’ pubblica/medicina del lavoro presso l’Universita’ di Padova, ha esaminato un campione di 1.658 lavoratori la cui occupazione li teneva a contatto con il PVC.
Sono stati selezionati 38 dipendenti con tumore ai polmoni (confermato da esami istologici) e sono stati confrontati con 224 lavoratori di controllo.
L’analisi dei dati, escludendo altri fattori di rischio come eta’ o abitudine a fumare, ha indicato che aumentava la probabilita’ di tumore ai polmoni del 20% l’anno.
Invece, prendendo in esame l’esposizione professionale a un’altra sostanza cancerogena, il monomero del cloruro di vinile (VCM), non emerge alcun tra anni di esposizione alla sostanza e rischio cancro ai polmoni.
Questo e’ il primo studio che dimostri come il contatto con il PVC favorisce lo sviluppo di cancro ai polmoni e il danno prodotto e’ cumulativo, perche’ aumenta con gli anni di esposizione.
Secondo i ricercatori, gli studi precedenti avevano dato risultati contrastanti perche’ non analizzavano separatamente il rischio dovuto al PVC e quello dovuto al VCM.
Il plastificante DEHA
Ora l’attenzione si concentra sul plastificante maggiormente utilizzato che viene unito alla resina di PVC per renderla resistente, il DEHA, e su questo cominciano a comparire alcuni studi relativi alla tossicità. Per esempio, uno studio giapponese pubblicato nel 2009 ha confermato la tossicità di questo composto per le ovaie. Il DEHA è stato somministrato a cavie da laboratorio e già dopo due settimane le ovaie hanno mostrato modifiche istopatologiche; il composto è stato definito in grado di modificare il ciclo cosiddetto estrale, cioè i cambiamenti ciclici che seguono il variare dei livelli ormonali nella popolazione femminile e che determinano anche i periodi di fertilità. è stato un altro studio giapponese, pubblicato nel 2006 da un team dell’Università di Tokio, a dimostrare come il DEHA, insieme ad altri plastificanti, possa agire sugli animali come interferente endocrino, perfino se l’esposizione avviene prima della nascita, cioè durante la gestazione. Lo studio ha riscontrato effetti permanenti sull’ipotalamo con una riduzione dell’attività sessuale in età adulta.